Magnum P.I.“Se devi pedinare qualcuno e passare inosservato, allora è meglio farlo in una macchina vistosa: nessuno penserà mai di essere seguito da una sportiva rossa”. Parola di Magnum P.I., l’investigatore privato che al volante di una Ferrari 308 GTS scorrazza per le strade di Honolulu e dintorni tenendo inchiodati milioni di telespettatori durante le otto stagioni del telefilm, dal 1980 al 1988. Non tutti sanno, però, che la produzione chiese inizialmente alla Porsche degli esemplari modificati di 911 per le esigenze delle riprese e che solo dopo aver incassato il rifiuto dei tedeschi subentrò la Ferrari North America con le 308. Per consentire a Tom Selleck, alto oltre 1,95 metri, di guidare con la testa al di sotto del bordo superiore del parabrezza, venne modificato il sedile asportando il cuscino di seduta ed eliminando i finecorsa dei binari in modo da permettere una maggior escursione longitudinale, utile a distendere le gambe. A seconda delle riprese, venivano usati mediamente cinque esemplari in varie condizioni e per le scene più pericolose o distruttive si usava una replica di vetroresina su base Pontiac. Molte delle 308 GTS, 308 GTSi e 308 GTS Quattrovalvole protagoniste degli otto anni dello show venivano poi ritirate dalla Ferrari North America, riverniciate e rivendute a ogni fine stagione come vetture dimostrative. Una 308 GTS Quattrovalvole, usata negli episodi tra il 1984 e l’ultima stagione, in magnifiche condizioni e con sole 35.629 miglia all’attivo, è stata recentemente aggiudicata all’asta da Bonhams per 181.500 dollari.
Miami Vice. Capita, però, che le protagoniste dei telefilm, forse anche per le richieste esorbitanti, rimangano senza acquirenti, come sta succedendo a una Ferrari Testarossa prima serie (la famosa monospecchio) utilizzata durante le riprese di Miami Vice: in due anni è finita all’asta cinque volte, senza trovare un compratore. E pensare che la storia di quest’altra icona degli anni 80 (pensate soltanto alla scena iniziale di “The wolf of Wall Street” con Leonardo Di Caprio) era cominciata con una causa legale. La Ferrari North America, stanca di vedere la brutta replica della Daytona usata da Sonny Crockett e Ricardo Tubbs nelle prime due stagioni, intimò al costruttore di smettere di produrle. Contemporaneamente, sfruttando il successo dello show, offrì alla produzione due Testarossa prima serie nere con gli interni beige. Fu Michael Mann, il produttore, a farle verniciare di bianco perché così venivano meglio nelle inquadrature in notturna. Dopo la fine delle riprese, nel 1989, delle due Testarossa si sono perse le tracce fino a quando, due anni fa, è spuntato dal nulla questo esemplare dal documentatissimo pedigree, ma dalla pretesa oltraggiosa: 1,75 milioni di dollari. E infatti nessuno l’ha voluto. Chissà se in questa ennesima asta, il proprietario si accontenterà di qualcosa meno
Starsky&Hutch. Prima che Clint Eastwood ne facesse addirittura una protagonista del suo pluripremiato film del 2008, la Ford Gran Torino era già una star per merito della serie televisiva Starsky&Hutch. Il “pomodoro rosso a strisce”, come era affettuosamente soprannominata, sfreccia a sirene spiegate per le strade dell’immaginaria Bay City dal 1975 al 1979, quattro stagioni trasmesse in Italia dal 1979 al 1983. Si trattava di una Gran Torino Sport del 1974. Negli anni del telefilm, la Ford, per sfruttarne il successo, mise addirittura in produzione, nel 1976, una serie limitata di repliche (1.002 per la precisione, codice PS-122) che andarono letteralmente a ruba. Di queste mille, oggi ne sopravvivono circa 150, mentre ben poco si sa delle sei vetture utilizzate effettivamente durante le riprese, alcune delle quali avevano rapporti accorciati per aumentare l’accelerazione, i sedili modificati su richiesta dell’attore David Soul (Hutch) e, spesso, fori e attacchi per luci e telecamere. Sebbene di alcuni esemplari finiti all’asta o in mano ai collezionisti ci siano prove di autenticità, di molte altre spacciate come tali è davvero difficile ricostruirne la storia. Secondo alcuni appassionati, ci sono in giro più Gran Torino autentiche di quelle realmente usate dalla Spelling&Goldberg Productions
Supercar. Destino crudele per la Kitt (acronimo di Knight Industries Two Thousand), ovvero la celebre Pontiac Firebird Trans-Am nera del 1982 protagonista del telefilm Supercar. Dopo la fine delle riprese (quattro stagioni dal 1982 al 1986) la Universal, in base ad accordi presi precedentemente con la Pontiac, distrusse 17 delle 22 Kitt usate nel telefilm. Delle cinque sopravvissute, si sa con certezza che una è finita in Australia in un parco tematico, una è rimasta negli studi della Universal, due sono state cedute a collezionisti americani e una è in Inghilterra. Nel corso degli anni sono state costruite repliche più o meno ufficiali (due in possesso del protagonista, Michael Knight, l’attore David Hasselhoff) e ogni tanto ne spunta qualcuna spacciata come vera in varie aste. Persino Michael Jackson e Joey Fatone degli N’Sync, negli anni passati, sembra abbiano acquistato esemplari spacciati per autentici, ma che forse erano repliche. In ogni modo, gli appassionati di supercar nel mondo sono tantissimi e molti anche i possessori di una replica: solo in Italia, per esempio, se ne contano una quarantina. Ed è pure fiorente il mercato di parti realizzate ad hoc per trasformare una normale Firebird Trans-Am in un’auto parlante.
Hazzard. Non potevamo non concludere con quella che è forse l’auto più famosa di tutti i telefilm: la Dodge Charger R/T MY69 “General Lee” di Hazzard. Quasi nessuno la ricorda nel celebre inseguimento di Bullit quando cercava di sfuggire alla Mustang di Steve McQueen. Ma attraverso il piccolo schermo, così vistosa, ingombrante, rumorosa, dirompente, ha fatto sognare più di una generazione di ragazzi in sette stagioni trasmesse dal 1979 al 1985. Delle caratteristiche di quest’auto si sa ormai tutto. E anche del fatto che durante le riprese ne sono state distrutte più di 300 nelle varie evoluzioni degli stuntman. Ciò che è meno noto è che 19 General Lee sono sopravvissute alla mattanza dello show. Le trovò Wayne Wooten, fondatore del registro Usa delle Dodge Charger quando, nel 1988, si recò negli studios della Warner Bros, in California, per raccogliere i pezzi di risulta della vettura che la casa di produzione gli aveva donato. Durante quella visita, appunto, scovò 19 esemplari in vario stato di abbandono e chiese di poterli comperare. La Warner Bros diede l’assenso, ma prese tempo: chiese ai suoi avvocati di preparare un contratto blindato per evitare che qualche acquirente, emulando le gesta di Bo e Luke Duke e magari lasciandoci la pelle, finisse per intentare cause milionarie. E, soprattutto, per evitare che le macchine si trasformassero in oggetto di business. Finalmente, nel 1991, il contratto fu pronto e le vetture poterono finire nelle mani di appassionati, selezionati da Wooten, che le avrebbero coccolate come meritavano. Solo 17 però: la Warner se ne tenne due perché pensava potessero servire per un film. Peccato che nel 2005, quando il film fu effettivamente girato, queste auto non servirono e quelle poi utilizzate, imperfette, fecero storcere il naso ai puristi della serie.